
29 Lug Giustizia bendata
Vedi la foto di uno dei sospettati per l’omicidio del carabiniere Mario Cerciello, bendato e ammanettato in caserma, e subito pensi: che straordinario regalo (inconsapevole?) alla difesa! Adesso potranno sostenere, come già fatto per la cittadina americana Amanda Knox, che la confessione resa, in realtà, è stata estorta, gettando un’ombra sinistra sull’intero prosieguo delle indagini.
La questione è senza dubbio rilevante, considerato che la vicenda processuale è materia da ergastolo anche in abbreviato e che i due indagati sono sì feroci extracomunitari, ma non nel senso sbraitato nella prima ora dal ministro dell’interno pro tempore, bensì cittadini statunitensi.
La nostra storia insegna che gli americani non amano che i loro connazionali siano condannati dai tribunali di un paese alleato nella Nato, a prescindere da ciò di cui sono accusati.
Puntuale è allora arrivata la presa di posizione di uno dei più rinomati avvocati penalisti americani, che dall’alto della sua cattedra di Harvard ha prefigurato l’invalidità dell’intero processo, proprio sulla base di quella fotografia.
Che sia stata la tentazione di un carabiniere guascone a sbandierare sui social la “tolleranza zero”, ovvero un sapiente tentativo di gettare salvagente nel cuore della tempesta giudiziaria che si abbatteva sui due indagati, questo episodio ancora una volta ribadisce una cosa: il rispetto effettivo dei principi di civiltà giuridica è criterio di legittimazione del diritto dello Stato di punire e non è negoziabile.
In una democrazia matura e garantista, non esistono circostanze che consentano il linciaggio, neppure quello mediatico.
Come promemoria, in tal senso, vale forse la pena ricordare che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con una sentenza resa il 24 gennaio 2019, ha condannato l’Italia a risarcire proprio Amanda Knox per plurime violazione della CEDU.
Se la Giustizia è bendata, l’indagato non si benda.